Skip to main content

L’aure dolci del suolo natal: il Nabucco e gli ebrei maceratesi


4 Ago, 2013

MACERATA. Come vivevano gli ebrei italiani e maceratesi sotto lo Stato Pontificio nel 1842 e il pubblico ebreo come ha reagito alla prima del Nabucco? A queste domande ha risposto Paola Magnarelli Professore ordinario di Storia contemporanea dell’Università di Macerata, durante l’Aperitivo Culturale “Trivium judeorum: dalla scena urbana al palcoscenico”.

L’Accademia di Belle Arti di Macerata ha impreziosito l’incontro con un breve reportage fotografico sui luoghi ebraici a Macerata, che ha ispirato un lavoro in corso di pubblicazione. La lapide nel cortile del Municipio, che testimonia l’assassinio di un rabbino nel 1553, le vie Berardi, Maroni e il vicolo Casalino ci parlano ancora oggi della comunità ebrea maceratese, presente sin dal Medioevo e vivace sia dal punto di vista commerciale, culturale e lirico.

È stata infatti ricordata la spiacevole vicenda di Fortunata Polacco, soprano maceratese, che fu allontanata dalle scene dal locale delegato pontificio perché ebrea; una cacciata che fu la fortuna di Dionilla Santolini. Lo Stato Pontificio non ha imposto a Macerata, a differenza di Ancona e Senigallia ad esempio, la costruzione di un vero e proprio ghetto nel quale relegare i maceratesi ebrei che, però, vivevano nella zona circoscritta dalle tre vie sopra citate.

Un quartiere pensato per avere uno sviluppo verticale, fatto di strade anguste, dove le famiglie vivevano ammassate, per non dare troppo fastidio e, d’altro canto, anche per sentirsi protetti.

Solo dopo la metà del Settecento la comunità ebrea in tutta Italia si affaccia sulla scena urbana e sociale quando, grazie ai movimenti giacobini, si inizia ad estendere il diritto di cittadinanza anche agli ebrei.

Con la fine dello Stato Pontificio, nell’Ottocento, la comunità ebrea, che conta alcuni esponenti di spicco anche nella classe borghese, conquista visibilità anche a livello politico tra i filo-italiani.

Il Nabucco, nonostante il tema antico, rappresenta la più alta manifestazione della tendenza culturale e politica di assimilare le sofferenze bibliche del popolo ebreo alle istanze di quello italiano per la conquista dell’indipendenza. Solera e Verdi non avevano  inizialmente consapevolezza di questa similitudine ma, le centinaia di repliche a furor di popolo, dimostrano che il Nabucco è una constatazione visiva del ritorno definitivo degli ebrei sulla scena politica e urbana italiana.share